Explorers da 78° N sino 65° S
Alcune riflessioni progettuali con chi da quelle parti ci va veramente!!
Da quando ci occupiamo di explorers abbiamo sempre tentato di approfondire la vera natura di queste navi che ,come ho gia detto , devono avere delle peculiarità e delle caratteristiche ben diverse dalle navi da diporto di tipo classico. Al di là del gusto estetico la morfologia di queste navi è gia scritta prima di disegnarle . Comunque un caro amico che fa parte del team progettuale ci da alcune dritte e suggerimenti preziosi. Sto parlando del Dott. Armando Macali biologo marino di fama internazionale che da quelle parti è di casa . Armando annovera ben 6 spedizioni in acque polari con ruoli di spicco nell’osservazione e nel monitoraggio delle biodiversità marine. La sua attitudine personale al mare ed alla pesca dalle nostre parti è rinomata ed inoltre tra le attività che svolge nelle spedizioni vi è quella delle immersioni proprio in quelle acque dove sguazzeranno i nostri Nautilus .
Molti sono i posti meravigliosi da visitare a quelle latitudini senza necessariamente superare il 70esimo parallelo, limite per la navigazione sicura anche per molti icebreaker. Nel secolo scorso molti avamposti dell’industria baleniera hanno ricreato su molte isole artiche ed antartiche pittoreschi villaggi immersi in una natura feroce; ne sono esempio Elephant Island, la penisola antartiche e gli sterminati arcipelaghi dell’oceano artico. Ritengo da designer e da uomo di mare che con la vita delle persone non si deve scherzare e che quindi anche un concept deve dire la verità su quello che poi potrà diventare. Ad esempio ,come accade nell’automotive , per rispondere alle esigenze di pubblico esistono vari tipi di auto che strizzano l’occhio alla vita off road, che però niente hanno a vedere con quello che può fare un vero fuoristrada. Ecco quello che invece secondo me bisogna evitare è dare un’immagine falsata di quello che deve essere un’explorer solo per eseguire esercizi di design. Un explorer deve avere delle caratteristiche specifiche importanti che sono basilari per la serietà del progetto. La prima cosa si deve pensare ad una nave “stand alone” o meglio in grado di essere il più possibile autonoma dal punto di viste energetico tenendo conto le grandi reddittività energetiche che ci regala il territorio Antartico, infatti possiamo senza fare troppi calcoli pensare ad una redditività circa 8 volte superiore del pannello classico foto voltaico. Quindi le superfici incidenti dei ponti vanno equipaggiate con prodotti esteticamente gradevoli ma attivi dal punto di vista energetico. L’uso delle vetrate a protezione anti UV è obbligatorio per evitare problemi derivanti dalla rifrazione solare che in questi ambienti è estremamente intensa. Potremo avere una nave che alla fonda non accenderà mai i motori dei generatori avendo una riserva giornaliera energetica di grande respiro. Altro aspetto molto rilevante è la solidità che devono avere tutti gli accessori di bordo che vivono all’aperto. Le escursioni termiche sono enormi con temperature che facilmente possono scendere anche nei periodi più miti sotto i – 30 gradi. Altro aspetto importante è il back up delle infrastrutture di bordo…..quindi tutto doppio come nella filosofia della buona marineria bisognerà avere a bordo almeno un’elica da sostituire ed essere organizzati per poterlo fare dato che da quelle parti il soccorso è un argomento molto particolare da affrontare. Ed ancora ci raccomanda il Dott. Macali di tener ben presente l’umidità dell’aria di bordo, si dato che a quelle latitudini il clima è molto secco ma che la brina ghiaccia e rende inutilizzabili tutti gli apparati bordo. I fluidi intesi come carburanti ed olii lubrificanti devono essere del tipo specifico per quelle temperature. Per attuare una buona progettazione si deve tener presente tutta una serie di norme comportamentali che ci permetteranno di ottenere le corrette certificazioni e quindi dare al cliente finale una risposta che non sarà presa come un bellissimo esercizio progettuale ma come la possibile futura nave explorer che lui ed il suo capitano si aspettano.
La collaborazione con il Dott. Macali ricecatore presso l’unversità dell aTuscia apre nuovi orizzonti progettuali dandoci degli stimoli di approfondimento che però partono da un concetto di nave da noi pensato che riceve tutta la sua approvazione . Bisogna comunque dire che il traghettare il diporto a queste latitudini non è cosa affatto facile e che spesso trova impreparati molti di noi. Personalmente ritengo che un team di lavoro deve osservare a 360 gradi le problematiche del progetto .